miercuri, 7 octombrie 2020

5 comedii italiene ( P.Germi, V.de Sica, L.Comencini)

 


P.Germi, 1964


V.de Sica, 1964

P.Germi, 1961


L.Comencini, 1953, 1954

Sedotta e abbandonata

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Sedotta e abbandonata
Sedotta1964-cast.png
Aldo PuglisiSaro UrzìStefania Sandrelli e Lando Buzzanca in una scena del film
Paese di produzioneItaliaFrancia
Anno1964
Durata122 min
Dati tecniciB/N
rapporto: 1,85:1
Generecommediadrammatico
RegiaPietro Germi
SoggettoLuciano Vincenzoni, Pietro Germi
SceneggiaturaAgenore IncrocciFurio ScarpelliLuciano Vincenzoni, Pietro Germi
ProduttoreFranco CristaldiLuigi Giacosi
Casa di produzioneLux-Ultra-Vides (Roma), Compagnie Cinématographique de France (Parigi)
Distribuzione in italianoParamount
FotografiaAiace Parolin
MontaggioRoberto Cinquini
MusicheCarlo Rustichelli
ScenografiaCarlo Egidi
CostumiAngela Sammaciccia
TruccoRaffaele Cristini
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Sedotta e abbandonata è un film del 1964 diretto da Pietro Germi. La pellicola fa parte di una trilogia iniziata con Divorzio all'italiana (1961) e conclusa con Signore & signori (1966). [1]

Trama

Durante un pomeriggio di una torrida estate siciliana, a Sciacca, i membri della famiglia Ascalone dormono. Nella sala da pranzo invece esplodono gli istinti sessuali di Peppino Califano, studente in legge, promesso sposo di Matilde, che concupisce la sorella di lei, Agnese, segretamente innamorata del giovane.

Il rapporto sessuale viene mantenuto segreto dai due. I familiari non si accorgerebbero di nulla se Agnese non avesse, nei giorni successivi, comportamenti inconsueti. I genitori, insospettiti, fanno eseguire le analisi per la gravidanza, che danno esito positivo.

Per il padre è un dramma. Vincenzo Ascalone, intransigente custode dell'onore della famiglia, si abbatte come una tempesta su Peppino e i suoi stupefatti genitori, ai quali impone di mantenere il silenzio e di far sposare il figlio alla disonorata Agnese. Costringe Peppino a scrivere una lettera di rinuncia alla promessa di matrimonio con Matilde, ignara di tutto. Subito dopo don Vincenzo elabora una versione "ufficiale" buona per amici e conoscenti: è stata Matilde che non ha voluto più Peppino. Per avvalorare questa versione, trova egli un nuovo fidanzato alla figlia: un giovane nobile spiantato, il barone Rizieri. Si tratta ora di convincere Peppino a prendere Agnese. Peppino però non accetta di sposare una donna non più vergine e che si è rivelata, pur cedendo alla sua stessa seduzione, una "poco di buono". Per sfuggire alle minacce di don Vincenzo, Peppino si rifugia da uno zio sacerdote.

Intanto Rizieri è diventato il fidanzato di Matilde. Un pomeriggio i paesani possono ammirare tutta la famiglia a passeggio: don Vincenzo e la moglie, Matilde sottobraccio a Rizieri e, dietro, gli altri figli. Don Vincenzo, che per migliorare il sorriso del barone, ha pagato le sue cure odontoiatriche, viene a sapere dagli "amici" dove si nasconde Peppino, e manda l'unico figlio maschio, Antonio, a ucciderlo. Antonio, che non ha alcuna intenzione di diventare un assassino, il giorno della partenza, rivela ad Agnese la sua missione, sperando nella sua comprensione. La sorella corre dai Carabinieri per denunciare il piano, che viene sventato. In paese don Vincenzo fa sempre più fatica a spiegare agli amici e ai conoscenti cosa sta succedendo tra la sua famiglia e la famiglia di Peppino Califano. Dopo il mancato delitto d'onore, gli Ascalone sono sulla bocca di tutti.

Ma la verità sta venendo alla luce con l'accusa ad Antonio di tentato omicidio di Peppino e la denuncia di Agnese. I due convocati dal pretore negano il fatto dichiarando che si è trattato di una burla. Il pretore non crede alla loro versione e chiede ad Agnese se è vero che ha perso la verginità ad opera di Peppino il quale nega che Agnese fosse vergine e racconta che il sedotto è stato lui. Il pretore non crede alla versione di Peppino e dà seguito alla denuncia per il reato di violenza sui minori e accusa Antonio di minaccia a mano armata.

Don Vincenzo a questo punto vuole far apparire l'accaduto presentandolo ora come il rifiuto della sua famiglia al matrimonio di Agnese con Peppino, come un'espressione dell'indipendenza di sua figlia, libera di scegliere chi vuole. In realtà costringe Peppino, per evitare la galera, a inscenare con gli amici un falso rapimento di Agnese per poi sposarla. Secondo il codice penale, il matrimonio cancellava infatti il reato di violenza carnale. Tutti si presentano davanti al pretore per comunicargli il lieto fine della vicenda. Ma le cose non vanno come previsto: quando il pretore chiede conferma ad Agnese, la ragazza rifiuta di accettare il matrimonio riparatore con Peppino.

Quando gli Ascalone tornano dalla pretura all'abitazione i paesani, in massa, sbeffeggiano violentemente la famiglia intera. È troppo per don Vincenzo, che viene colpito da un collasso. Costretto a letto, riesce a convincere Agnese a sposare Peppino. Mentre la cerimonia si svolge e Matilde pronuncia i voti per farsi suora, il padre di famiglia muore di nascosto per non far rimandare il matrimonio, dopo aver immolato la sua vita sull'altare dell'onore.

Produzione

Terminata la collaborazione con De Laurentiis che lo aveva preso in esclusiva per 4 anni come sceneggiatore, Luciano Vincenzoni ritrova il maestro Germi, con il quale aveva avuto dei contrasti a proposito del film Il ferroviere. Tornati a lavorare insieme, creano la società RPA e producono il film Sedotta e abbandonata[2]

Gli esterni del film sono stati girati a Sciacca, in provincia di Agrigento.[3]

Distribuzione

Il film è stato distribuito in Italia a partire dal 30 gennaio 1964 (Roma), dal 31 gennaio (Milano) e dal 26 febbraio (Torino). L'11 marzo dello stesso anni è stato presentato alla Settimana del Film Italiano e il 10 maggio al Festival di Cannes. Negli Stati Uniti il film è stato distribuito dal 15 luglio, in Francia dal 24 luglio, in Germania Ovest dal 2 ottobre, nei Paesi Bassi dal 29 ottobre, in Ungheria dal 17 dicembre e in Finlandia dal 25 dicembre. Nel 1965 è stato poi distribuito in Danimarca dal 9 marzo, in Giappone dal 18 marzo, in Svezia dal 20 aprile, in Messico dal 20 agosto. Nel 1966 è stato distribuito in Belgio il 27 maggio, in Germania Est dal 26 agosto. In Spagna è stato distribuito dal 25 gennaio (Barcellona) e dal 26 febbraio (Madrid). Il 16 giugno 2010 è stato infine ridistribuito nei cinema in Francia.

Il film è noto all'estero anche con i titoli internazionali di A Matter of Honor e Seduced and Abandoned. È inoltre conosciuto con i titoli: Verleid en verlaten (Belgio, trasmissione televisiva; Paesi Bassi); Съблазнена и изоставена (Bulgaria); Seduzida e abandonada (BrasilePortogallo); Forført og forladt (Danimarca); Seducida y abandonada (Spagna, Messico); Vietelty ja hyljätty (Finlandia); Séduite et abandonnée (Francia); Ατιμασμένη και εγκαταλελειμμένη (Atimasmeni kai egataleleimmeniGrecia); Elcsábítva és elhagyatva (Ungheria); Yûwaku sarete suterareta onna e Yûwaku sarete suterarete (Giappone); Uwiedziona i porzucona (Polonia); Förförd på italienska (Svezia); Соблазненная и покинутая (URSS); Verführung auf italienisch (Germania Ovest).

Critica

Stefania Sandrelli

Come era già accaduto per il film precedente Divorzio all'italiana, anche il titolo di questo, Sedotta e abbandonata, per il grande successo di pubblico e per le valutazioni positive della maggior parte della critica, passò nell'uso comune della lingua popolare per indicare un vantaggio preso da qualcuno ma da questi ricambiato con il tradimento. [4] In effetti l'espressione sedotta e abbandonata ricorreva e ricorre, usata ormai solo metaforicamente, nelle odierne cronache giornalistiche ed è probabilmente a queste che Pietro Germi negli anni sessanta si deve essere ispirato. Nell'anno 1965 i giornali racconteranno di Franca Viola, una giovane siciliana che molto coraggiosamente aveva rifiutato di accettare un matrimonio riparatore. [5]

«Con Sedotta e abbandonata gli affezionati spettatori di Divorzio all'italiana si ritrovano in una Sicilia dominata da un grottesco senso dell'onore, nuovamente si muovono in un clima cupo e afoso con bagliori terrificanti, in cui scoppiano feroci contrasti familiari, e per la seconda volta s'imbattono in una Stefania Sandrelli concupita da un focoso isolano. Simile la cornice, analogo il desiderio del regista, Pietro Germi, di accusare, raccontando una storia inventata, l'ipocrisia dei costumi locali e della legislazione italiana.»

(Giovanni GrazziniCorriere della Sera, 11 maggio 1964)

L'analisi che Germi conduce della Sicilia degli anni '60 è impietosa e dura rispetto a quella descritta nel precedente film dove si respirava un'atmosfera di comica leggerezza: qui i personaggi sono apertamente disprezzati nella loro ipocrisia e falsità: gli unici che si salvano nella considerazione di Germi sono i carabinieri, paterni e comprensivi, e la magistratura intelligente ed attenta all'applicazione delle leggi. Non a caso il regista, uomo d'ordine e severo nei suoi giudizi, rinnova la sua pur limitata fiducia in queste due istituzioni così come faceva nel suo secondo film In nome della legge del 1949. Ed ancora una volta Germi simpatizza con la spregiudicatezza, l'intelligenza e il coraggio delle giovani donne interpretate da Stefania Sandrelli che esprime a pieno la ingenua sensualità del personaggio.[6]

«I personaggi, infatti, i loro caratteri e persino il loro aspetto fisico, le situazioni che li hanno al centro e le soluzioni cui vengono indirizzati sono tutti immersi in un clima caricaturale alla Grosz permeato quasi soltanto di violentissima asprezza e, a volte, di una così spietata ferocia da rilevare negli autori soprattutto antipatia e disprezzo nei loro confronti e mai, invece, un minimo di pietà o di commiserazione.»

(Gian Luigi RondiIl Tempo 31 gennaio 1964)

Nel film non manca la connotazione critica nei confronti di una società, che in quei tempi, e forse non soltanto allora, considerava il matrimonio elemento degno per la sua stessa natura di porre rimedio a un reato che come tale andava comunque condannato:

«In Sedotta e abbandonata il regista attacca un altro aspetto della nostra legislazione, cioè l'articolo che attribuisce al matrimonio il potere di cancellare ogni precedente reato dell'uomo nei confronti della donna, dalla violenza al ratto. Come nel film precedente Germi prende pretesto da uno spunto polemico per affrontare un tetro quadro d'ambiente.»

(Tullio Kezich, 1966[7])
Leopoldo Trieste
Saro Urzì

Ma in vero per evitarne una - è questa la morale del regista - si assumeva una condanna più pesante come quella che si prospetta per la futura vita di Peppino, anche lui trascinato all'altare per evitare il disonore e la galera, destinato ad una vita d'inferno assieme ad una donna che lo disprezza, condannato a vivere per sempre in un'unione che allora si poteva solo sciogliere con un "divorzio all'italiana".[8]

Una piccola parte ma che costituisce un cammeo è quella interpretata da Leopoldo Trieste, un noto caratterista del nostro cinema, che ancora una volta, come nel precedente film di Germi, rappresenta nei tratti del suo volto espressivo, la figura del siciliano estroso e bizzarro dalle movenze disarticolate e stralunate.

Su tutti giganteggia, quasi fisicamente, l'interpretazione del grande Saro Urzì nei panni di Don Vincenzo Ascalone, che si dibatte attraversato da mille ansie in un frenetico e grottesco agitarsi nel trovare complicate soluzioni barocche per conservare il mitico onore siciliano della famiglia. Egli diventa il simbolo della cattiva sicilianità: quella degli "amici degli amici", dell'ipocrisia sociale, dell'egoismo del proprio "onore" in nome del quale sacrificare anche i suoi stessi figli. Su di lui s'abbatte la critica corrosiva del regista che non si ferma neppure dinanzi alla morte del personaggio, anch'essa rappresentata grottescamente.[9].

«Il film ironizza in modo più che sardonico su quella Sicilia in cui salvare il cosiddetto "onore" è di importanza vitale, in cui sono le apparenze quelle che contano (memorabile la scena in cui il padre della ragazza costringe tutta la famiglia, appena usciti dal commissariato, a ridere per far credere alla gente che si era trattato di un malinteso), e le donne hanno l'importanza di un soprammobile. Sicilia questa che all'epoca di Germi esisteva ancora e che oggi non è del tutto scomparsa. Incantevolmente dimessa la Sandrelli e prepotentemente sanguigno il grande Saro Urzì (nella parte del padre della ragazza). Germi non è mai stato così pungente e sferzante, con un stile poi da lasciar a bocca aperta. Un capolavoro della "commedia all'italiana".»

(Morando MorandiniDizionario dei film, 2007[10])

Mariage à l'italienne

Mariage à l'italienne
Description de cette image, également commentée ci-après
Titre originalMatrimonio all'italiana
RéalisationVittorio De Sica
ScénarioRenato Castellani
Tonino Guerra
Leonardo Benvenuti
Piero De Bernardi
Acteurs principaux

Sophia Loren
Marcello Mastroianni
Aldo Puglisi

Pays d’origineDrapeau de l'Italie Italie
Drapeau de la France France
GenreComédie dramatique
romance
Durée102 minutes
Sortie1964



Mariage à l'italienne (titreoriginal : Matrimonio all'italiana) est un film franco-italien réalisé par Vittorio De Sica, sorti en 1964. Le sujet est une comédie théâtrale en trois actes, Filumena Marturano, écrite en 1946, d'Eduardo de Filippo.

Synopsis

Domenico Soriano (Marcello Mastroianni), un riche séducteur napolitain, a rencontré une prostituée, Filumena Marturano (Sophia Loren), à laquelle il propose de vivre avec lui dans sa demeure. En fait, Filumena se trouve réduite au rôle de bonne pour la mère de Domenico qui est dans un état végétatif et de gouvernante de la maison. En plus de ces charges domestiques, elle en vient à s'occuper du restaurant-pâtisserie de Domenico pendant que ce dernier, libre de toute contrainte, passe son temps à voyager. Après 22 ans de cette vie ingrate, Filumena tombe subitement malade et n'en a plus que pour quelques heures à vivre. Pour soulager sa conscience, Domenico accepte, à la demande du prêtre, de l'épouser In articulo mortis. Cependant, une fois le mariage prononcé, la mariée se relève subitement de son lit, révélant son stratagème. Elle annonce à Domenico qu'elle a trois fils, dont l'un est de lui, mais sans lui préciser lequel. Le mariage est annulé et Filumena quitte la maison. Après avoir vainement tenté de découvrir lequel des garçons est son fils et, finalement, réalisé qu'il aime Filumena, Domenico l'épouse. Ce n'est que le jour du mariage qu'il découvre qu'il est, en fait, le père des trois garçons.

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Divorce à l'italienne

Divorce à l'italienne
Description de cette image, également commentée ci-après
Marcello Mastroianni dans une scène du film
Titre originalDivorzio all'italiana
RéalisationPietro Germi
ScénarioEnnio De Concini
Pietro Germi
Alfredo Giannetti
Agenore Incrocci (non crédité)
Acteurs principaux

Marcello Mastroianni
Daniela Rocca
Stefania Sandrelli
Leopoldo Trieste
Odoardo Spadaro

Durée105 min
Sortie1961

Divorce à l'italienne (Divorzio all'italiana) est un film italien de Pietro Germi sorti en 1961.

Ce film est une comédie à l'italienne, terme caractérisant une grande partie de la production cinématographique italienne des années 1950 et 1960

Synopsis

Le baron Ferdinando Cefalù, noble sicilien, veut se remarier avec la jeune Angela. Mais comme le divorce est illégal en Italie, il fait tout pour que son épouse ait une aventure avec un autre homme, pour pouvoir les surprendre ensemble, la tuer et n’avoir qu’une peine légère pour crime d'honneur1. La recherche de l'amant potentiel est une tâche ardue au regard de la laideur[Information douteuse] de la baronne. Le film qui bascule dans l'ironie et la satire sociale est considéré comme l'une des meilleures comédies de mœurs de l'après-guerre2.

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Pain, Amour et Fantaisie

https://www.youtube.com/watch?v=snYHRkMugPc 

Pain, Amour et Fantaisie
Description de cette image, également commentée ci-après
La Bersagliera (Gina Lollobrigida) et le Maréchal (Vittorio De Sica)
Titre originalPane, amore e fantasia
RéalisationLuigi Comencini
ScénarioEttore M. Margadonna, L. Comencini d'après un sujet d'E. M. Margadonna
Acteurs principaux

Vittorio De Sica
Gina Lollobrigida

Pays d’origineDrapeau de l'Italie Italie
GenreComédie
Durée88 minutes
Sortie1953

Série



Pain, Amour et Fantaisie (Pane, amore e fantasia) est un film italien réalisé par Luigi Comencini, sorti en 1953.

Premier épisode du triptyque Pain, Amour etc., le film présente une image de l'Italie d'après-guerre.

Le titre du film lui vient de l'une de ses propres répliques, où on entend :

  • De Sica (à un paysan assis sur une marche en train de manger) : « Que manges-tu ? »
  • Le paysan (l'air triste) : « Du pain. »
  • De Sica : « Et dans le pain ? »
  • Le paysan : « De l'imagination. » (fantasia en italien)

Synopsis

L'histoire se passe à Sagliena, un village de montagne imaginaire dans une région perdue d'Italie. Vittorio De Sica interprète un maréchal de logis des carabiniers, Antonio Carotenuto. Entre deux âges il pense qu'il serait grand temps de se marier, et jette son dévolu sur la jeune Maria De Ritis (Gina Lollobrigida), surnommée "La Bersagliera", dont il voudrait faire sa fiancée, mais elle est déjà amoureuse du subordonné timide de Carotenuto, Pietro Stelluti (Roberto Risso). Se méprenant sur la fierté qu'elle montre à son égard, il lui fait des avances, mais elle le rabroue. Abandonnant la jeune fille dans les bras de Pietro, Carotenuto vise maintenant la sage-femme du village, Annarella Mirziano (Marisa Merlini). Mais l'affaire devient encore plus compliquée quand Annarella veut faire comprendre à Antonio qu'elle l'aime. C'est qu'elle cache un secret et le maréchal des logis va se trouver bientôt dans une situation bien difficile.

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Pain, Amour et Jalousie

Pain, Amour et Jalousie
Titre originalPane, amore e gelosia
RéalisationLuigi Comencini
ScénarioEttore Margadonna
Luigi Comencini
Eduardo et Titina De Filippo
Vincenzo Talarico
Acteurs principauxGina Lollobrigida
Vittorio De Sica
Roberto Risso
Marisa Merlini
Virgilio Riento
Sociétés de productionTitanus
Pays d’origineDrapeau de l'Italie Italie
GenreComédie
Durée95 minutes
Sortie1954

Série

Pain, Amour et Jalousie (titre original : Pane, amore e gelosia) est un film italien réalisé par Luigi Comencini et sorti en 1954.

Le film est une suite de Pain, Amour et Fantaisie.


Synopsis

L'histoire commence là où s'achève celle de Pain, Amour et Fantaisie. Le lendemain de la fête de Saint Antoine, l'officier des carabiniers Carotenuto veut démissionner de son poste, car la situation familiale de son épouse convoitée, Anna, est prohibée par le règlement de son arme. Anna l'en dissuade pourtant : le père de son enfant s'est à nouveau manifesté avec l'intention de l'épouser. Plus tard, celle-ci ramène de Rome son fils, Ottavio, garçon turbulent et agressif, que Carotenuto ne parvient pas à discipliner. Quant à Maria, la Bersagliera, elle est, pour un moment, séparée de son fiancé Stelluti, comme l'exige une coutume régionale. Alors que Carotenuto danse à un banquet familial avec la Bersagliera, Anna et Stelluti arrivent ensemble au village. Les commérages vont bon train provoquant la rupture des futurs couples respectifs. Pourtant, la Bersagliera finit par se réconcilier avec Stelluti qui lui promet d'avoir un logis et un travail. De son côté, Carotenuto doit renoncer à épouser Anna qui vient de retrouver le père de son enfant. Mais, dans l'autocar qui le conduit vers Sagliena, il rencontre la nouvelle sage-femme, remplaçante d'Anna, belle à ravir et qui n'a ni mari, ni enfant.

Fiche technique

  • Titre du film : Pain, Amour et Jalousie
  • Titre original : Pane, amore e gelosia
  • Réalisation : Luigi Comencini
  • Scénario : Ettore Margadonna, Luigi Comencini, Eduardo et Titina De Filippo, Vincenzo Talarico
  • Photographie : Carlo Montuori
  • Musique : Alessandro Cicognini
  • Production : Titanus (Girosi)
  • Durée : 95 minutes
  • Pays d'origine : Drapeau de l'Italie Italie
  • Année de sortie : 1954
  • Genre : comédie

Distribution

Commentaires

  • Les films Pain, amour et fantaisie et Pain, amour et jalousie constituent, selon Jacques Lourcelles, un ensemble inséparable « au point que la vision d'un seul épisode (surtout s'il s'agit du premier) donne une impression d'inachèvement (...) ». L'exceptionnelle réussite commerciale de ces deux réalisations « révèle le goût naissant du public pour la comédie après des années d'austérité néo-réaliste. » (J. Lourcelles)[réf. non conforme]
  • La construction des deux films, faite de courts récits habilement enchevêtrés, évoque l'ambiance propre à la commedia dell'arte et préfigure le renouveau du film à sketches italien des années 1960.
  • Historiquement, les films de Luigi Comencini assument la transition entre le néo-réalisme et la comédie italienne, tout en conservant leur propre originalité.
  • Boudés par la critique et les cinéphiles, les Pain, amour... sont, pour Jacques Lourcelles, « des œuvres épanouies, rondes et parfaites (...), étrangères à toute école » et, donc, propres à satisfaire la compréhension et les goûts du grand public.
  • Deux autres épisodes de la série ont été réalisés par Dino Risi avec Pain, amour, ainsi soit-il (1955) et Pain, amour et Andalousie, film hispano-italien de Javier Seto (1959).

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